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I CONSIGLI DEL MEDICO

Perché dormire è importante?

In un mondo sempre più veloce e complesso, che dalla mattina alla sera ci impone ritmi di vita frenetici e un grande sforzo mentale, re-imparare a dare la giusta importanza ai nostri momenti di riposo è una priorità assoluta.

Il sonno è un pilastro fondamentale del nostro benessere psicofisico, in quanto permette a corpo e mente di recuperare l’energia di cui abbiamo bisogno per affrontare al meglio la giornata successiva.   

In questo articolo esploreremo più in profondità quali sono i benefici di un buon riposo e come migliorare la qualità del sonno. Sei curioso di scoprire perché dormire è importante? Continua la lettura!

Perché il corpo ha bisogno di dormire?

Come sappiamo il nostro corpo ha bisogno di dormire ogni notte, eppure ancora oggi molti aspetti del sonno rimangono avvolti nel mistero. Ciò che è certo è che dormire è un processo biologico fondamentale che coinvolge quasi ogni tipo di tessuto e sistema del nostro corpo. 

Tra le tantissime funzioni corporee vitali che il sonno compie, troviamo: 

  • Riparazione dei tessuti: il sonno è il momento in cui il corpo si dedica alla riparazione dei tessuti danneggiati durante il giorno. I muscoli danneggiati durante l’attività fisica vengono riparati; la pelle viene ri-elasticizzata grazie all’elevata produzione di collagene; le ossa vengono rinforzate attraverso il rilascio dell’ormone della crescita.
  • Rilascio di ormoni: mentre dormiamo vengono rilasciati ormoni essenziali per la regolazione di diverse funzioni corporee, come il cortisolo, l’ormone dello stress, che viene prodotto in quantità minori durante il sonno, favorendo il rilassamento e il recupero, e la melatonina, l’ormone del sonno, che regola il ciclo sonno-veglia.
  • Consolidamento della memoria: durante il sonno, le informazioni acquisite durante la giornata vengono immagazzinate nella memoria a lungo termine.

Come? Attraverso le sinapsi che, quando dormiamo, formano nuove connessioni tra i neuroni, consolidando le informazioni apprese e migliorando la capacità di apprendimento.

  • Potenziamento del sistema immunitario: un riposo adeguato rafforza il sistema immunitario, aiutandoci a combattere infezioni e malattie. 

Ad esempio, durante il sonno vengono prodotte citochine, molecole che regolano la risposta immunitaria e aiutano a combattere le infezioni.

  • Regolazione del metabolismo: il sonno influisce sul metabolismo, aiutando a mantenere un peso sano e regolando l’appetito, in particolare grazie alla produzione di due ormoni, la grelina e la leptina.
  • Rafforzamento del sistema cardiovascolare: tra regolazione della pressione sanguigna, riduzione dell’infiammazione, miglioramento del controllo glicemico, protezione dalle aritmie e molto altro ancora, dormire rappresenta un vero e proprio toccasana per il nostro cuore. 

Quali sono i benefici di dormire?

Visto l’elevato numero delle funzioni a cui il sonno adempie, è chiaro che i suoi benefici saranno altrettanto numerosi. I benefici di dormire sono innumerevoli e coinvolgono tanto il corpo, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, quanto la mente. 

Oltre a rafforzare la memoria, a livello di benessere mentale, il sonno contribuisce a

  • Migliorare l’umore: dormire permette di regolare le emozioni, riducendo lo stress e il rischio di sviluppare disturbi psicologici come l’ansia e la depressione.
  • Aumentare la concentrazione: un cervello riposato è più reattivo agli stimoli esterni e in grado di concentrarsi meglio.
  • Stimolare la creatività: il sonno stimola la creatività e la capacità di risolvere problemi.
  • Migliorare la capacità di apprendimento: un riposo adeguato è fondamentale per apprendere e consolidare le conoscenze acquisite durante lo studio.

Insomma, possiamo smentire il detto “chi dorme non piglia pesci”, ma attenzione: come per ogni altro aspetto della vita, è importante trovare il giusto equilibrio. Vero che dormire è fondamentale per il nostro benessere, ma un eccesso di sonno può avere tanti effetti negativi quanti quelli causati dalla sua carenza.

Quante ore bisogna dormire?

Il fabbisogno giornaliero di sonno varia da persona a persona e dipende da molteplici fattori. In generale, gli adulti hanno bisogno di dormire dalle 7 alle 9 ore per sentirsi riposati. 

I fattori che influenzano maggiormente il bisogno di sonno sono: 

  • Età: i neonati hanno bisogno di molte più ore di sonno rispetto agli adulti.
  • Stile di vita: per capire quanto bisogna dormire si devono considerare variabili come l’attività fisica, l’alimentazione, l’esposizione alla luce e lo stress.
  • Condizioni di salute: i disturbi del sonno, come l’insonnia o l’apnea ostruttiva del sonno, possono aumentare il bisogno di riposo.

Per quanto riguarda il genere, invece, il dibattito scientifico è ancora aperto: alcuni studi suggeriscono che le donne potrebbero aver bisogno di dormire di più rispetto agli uomini, soprattutto durante le mestruazioni, mentre altri studi non hanno trovato differenze significative tra i due sessi. 

Perché si dorme di notte e non di giorno?

Dormire di notte sembra scontato, eppure i più curiosi si chiedono: perché si dorme di notte e non di giorno? Scopriamolo insieme.

Il ciclo sonno-veglia è regolato da un orologio biologico interno, chiamato ritmo circadiano. Questo ritmo è sincronizzato con il ciclo giorno-notte, grazie alla luce solare. 

Inoltre, la melatonina, l’ormone del sonno, viene prodotta in maggiore quantità al buio, favorendo l’addormentamento durante la notte.

Ecco alcuni consigli per mantenere il ritmo circadiano in sincronia con il ciclo giorno-notte:

  • Esposizione alla luce naturale: durante il giorno, cerca di esporti alla luce solare il più possibile. La luce aiuta a regolare la produzione di melatonina e a mantenere un ritmo circadiano sano.
  • Ambiente buio al momento di coricarsi: crea un ambiente buio e tranquillo nella tua camera da letto per favorire la produzione di melatonina.
  • Orari regolari: cerca di andare a letto e svegliarti alla stessa ora ogni giorno, anche nei weekend.
  • Limitare l’uso di dispositivi elettronici prima di dormire: la luce blu emessa da smartphone, tablet e computer può interferire con la produzione di melatonina.

Fa bene dormire il pomeriggio?

Un breve sonnellino pomeridiano può essere benefico e, non a caso, sono molte le culture che nel corso dei secoli hanno adottato questa abitudine. Tuttavia, è importante evitare sonnellini troppo lunghi o troppo tardi nel pomeriggio, poiché potrebbero interferire con il sonno notturno.

Ma perché fa bene dormire il pomeriggio? Secondo gli studi, la siesta dopo pranzo, soprattutto se ha una durata di 30 minuti circa, può ridurre la sonnolenza, migliorare l’umore, aumentare la concentrazione e migliorare la memoria.

Quando devo preoccuparmi per i nei?

I nei, quelle piccole macchie colorate che costellano la nostra pelle, possono dirci molto della nostra salute. Insieme disegnano piccole mappe della nostra storia di vita: alcuni sono con noi sin dalla nascita, altri raccontano di esposizioni solari, di cambiamenti ormonali e molto altro ancora. Ma attenzione: non tutti i nei sono innocui

In questo articolo esploreremo il mondo dei nei e impareremo ad interpretarne i segnali d’allarme. Hai dei nei che ti preoccupano? Continua la lettura e scopri come riconoscere i nei pericolosi.

Nei benigni e nei maligni: qual è la differenza?

Innanzitutto, impariamo a distinguere nei benigni e nei maligni:

  • Nei benigni: La maggior parte dei nei sono benigni e si sviluppano quando i melanociti, le cellule che producono melanina (pigmento che dà colore alla pelle), si concentrano in gruppi. Appaiono come piccole macchie scure di forma regolare, dal colore uniforme e tendenzialmente stabili nel tempo.
  • Nei maligni: I nei maligni, o melanomi, originano dalla trasformazione tumorale anomala dei melanociti. Sono pericolosi perché dalla pelle possono diffondersi ad altre parti del corpo, è quindi importante imparare a riconoscerli per agire in tempo e sconfiggerli.

Il melanoma: un nemico da non sottovalutare

Il melanoma è considerato uno dei tumori più aggressivi della pelle per due principali motivi:

  • si diffonde rapidamente: se non diagnosticato e trattato in tempo, può metastatizzare e diffondersi ad altre parti del corpo;
  • è difficile da individuare nelle prime fasi: nelle prime fasi, il melanoma può assomigliare molto a un neo benigno, rendendo la diagnosi precoce più difficile.

Il melanoma non va sottovalutato poiché, se non diagnosticato e trattato in tempo, può essere letale. Fortunatamente, se è invece individuato nelle prime fasi di crescita, può essere curato con successo.

Quando preoccuparsi per un neo

Per identificare un neo sospetto, i dermatologi utilizzano il metodo ABCDE:

  • Asimmetria: un melanoma può avere una forma irregolare, mentre un neo benigno è generalmente simmetrico;
  • Bordi: i bordi di un melanoma sono spesso irregolari, sfumati o frastagliati, a differenza di quelli di un neo benigno che sono ben definiti;
  • Colore: un melanoma può presentare diverse tonalità di colore, come il nero, il marrone, il rosso o il bianco, diversamente dal neo benigno che ha colore uniforme;
  • Diametro: un neo sospetto è spesso più grande di 6 millimetri;
  • Evoluzione: qualsiasi cambiamento nel tempo, come un aumento delle dimensioni, un cambiamento di colore, deve essere segnalato al medico.

Oltre ai criteri ABCDE, altri segnali che possono indicare la presenza di un melanoma includono:

  • Prurito, dolore o sanguinamento del neo;
  • Arrossamento o infiammazione della pelle circostante;
  • Ulcerazione o formazione di croste.

Fattori di rischio e prevenzione

Comprendere i fattori di rischio è fondamentale per adottare le giuste precauzioni e proteggere la propria salute. Quali sono, dunque, i fattori che aumentano il rischio di sviluppare un melanoma?

  • Esposizione al sole: l’esposizione eccessiva e prolungata ai raggi del sole è il principale fattore di rischio;
  • Pelle chiara;
  • Storia familiare;
  • Numero elevato di nei (più di 50).

Per prevenire la comparsa di melanomi, è quindi consigliabile:

  • Utilizzare la protezione solare: utilizza sempre una protezione solare ad ampio spettro con un SPF di almeno 30;
  • Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde, in particolare tra le h11 e le h16;
  • Coprirsi adeguatamente: indossa cappello, occhiali da sole e abiti protettivi;
  • Autoesame della pelle: controlla regolarmente la tua pelle, prestando particolare attenzione alle zone più esposte al sole;
  • Visite dermatologiche periodiche: sottoponiti a visite di controllo regolari, soprattutto se hai la pelle chiara, una storia familiare di melanomi oppure molti nei.

Se noti un’ anomalia, un cambiamento nei tuoi nei o hai dei dubbi, è fondamentale consultare un dermatologo. Il dermatologo eseguirà un esame clinico e, se necessario, una biopsia cutanea per confermare o escludere la diagnosi di melanoma.

Ricorda: prevenire è meglio che curare!

Mappatura dei nei: un’arma in più per la prevenzione

La mappatura dei nei è una procedura dermatologica che consiste nel creare una mappa dettagliata dei nei presenti sul corpo del paziente. Questa mappa viene utilizzata per monitorare nel tempo eventuali cambiamenti e identificare precocemente i nei sospetti.

L’esame viene effettuato da un dermatologo utilizzando uno strumento chiamato dermatoscopio. Questo strumento permette di ingrandire e illuminare i nei, evidenziando dettagli che non sono visibili ad occhio nudo.

Il dermatologo:

  • Esamina attentamente tutti i nei, anche quelli situati in zone difficilmente accessibili;
  • Scatta fotografie ad ogni neo, creando una sorta di “archivio visivo”;
  • Misura i nei e ne descrive le caratteristiche (forma, colore, bordi);
  • Confronta le immagini nel tempo per rilevare eventuali cambiamenti.

La frequenza con cui ripetere la mappatura dei nei dipende dai fattori di rischio prima elencati. In generale, si consiglia di effettuare una mappatura dei nei ogni 1-2 anni.

Mappatura dei nei: controindicazioni, prezzo, durata

  • Si tratta di un esame non invasivo, che non causa alcun tipo di dolore e privo di controindicazioni;
  • La sua durata è di circa 30 minuti;
  • Il costo è variabile, ma tendenzialmente è compreso tra i 50 e 100 euro.

Tuttavia, esistono associazioni che organizzano screening della pelle gratuiti in tutta Italia. In particolare, queste iniziative sono frequenti a maggio, mese dedicato proprio alla prevenzione del melanoma.

Prevenire il melanoma è la soluzione vincente 

La prevenzione è la nostra arma più potente. Proteggersi dal sole, eseguire regolarmente l’auto-osservazione e sottoporsi a controlli dermatologici periodici sono abitudini che possono fare la differenza. Il melanoma, infatti, è un tumore serio ma curabile se diagnosticato in tempo. Investi nella tua salute, prenditi cura della tua pelle e non esitare a consultare un dermatologo se hai dei dubbi. 

La salute è la tua ricchezza più grande.

Perché è importante bere tanta acqua?

Da sempre, l’acqua viene associata alla vita: milioni di anni fa, le prime civiltà si insediarono sulle sponde di laghi e fiumi per creare dei prototipi di villaggi e, ancora oggi, le più grandi città al mondo si trovano in prossimità di grandi corsi d’acqua; questo perché l’acqua garantisce la possibilità di svolgere parecchie attività legate alla sopravvivenza: bere, lavarsi, coltivare, e tanto altro. Insomma, l’acqua ci permette di vivere

Questo elemento, essenziale per ogni forma di vita sulla Terra, svolge anche un ruolo cruciale nel mantenimento delle nostre funzioni corporee. Ma perché è così importante bere tanta acqua? E quali sono i benefici che possiamo trarre da una corretta idratazione? In questo articolo proveremo a scoprirlo e capiremo quanto realmente una corretta idratazione possa incidere sulla nostra vita quotidiano. Continua a leggere per scoprire quanto l’acqua sia importante per noi.

L’acqua: un componente fondamentale del nostro organismo

Bisogna, senza dubbio, mettere subito in chiaro gli effetti che l’acqua produce sul nostro organismo. Il corpo umano è composto per circa il 60% di acqua, e già questo, di per sé, dà un’idea di quanto possa essere importante; essa, è presente in ogni cellula, tessuto e organo, e svolge numerose funzioni vitali. L’acqua:

  • Trasporta i nutrienti: L’acqua è il mezzo attraverso cui le sostanze nutritive assunte grazie ai cibi vengono trasportate alle cellule, fornendo loro l’energia necessaria per funzionare.
  • Elimina le tossine: I reni, grazie all’acqua, filtrano il sangue e eliminano le scorie metaboliche e le sostanze tossiche attraverso l’urina.
  • Regola la temperatura corporea: La sudorazione aiuta a mantenere la temperatura corporea costante, soprattutto durante l’attività fisica o in condizioni ambientali calde. Questo processo è favorito dall’assunzione di acqua.
  • Lubrifica le articolazioni: L’acqua è presente nelle articolazioni, contribuendo a ridurre l’attrito e a prevenire l’usura delle cartilagini.
  • Protegge gli organi: L’acqua funge da ammortizzatore naturale per gli organi interni, proteggendoli da traumi.

Insomma, appare subito evidente che il nostro corpo sia stato creato per essere alimentato dall’acqua, un po’ come la benzina o il diesel per le macchine: senza non può funzionare. Perciò, non ci resta che bere acqua ogni giorno.

Quanto acqua bere al giorno?

La grande domanda che in molti si pongono è: quanta acqua devo bere durante il giorno? Non esiste una regola precisa sulla quantità di acqua da bere in un giorno, poiché le esigenze individuali possono variare in base a fattori come l’attività fisica, il clima, la salute e la dieta. Un numero indicativo può essere dai 2 ai 3,5 litri in un giorno. In ogni caso, si consiglia di bere regolarmente durante tutto l’arco della giornata, anche in assenza di sete, per mantenere il corpo attivo e ricco di energie. Un buon indicatore di un’adeguata idratazione è l’urina, che dovrebbe essere di colore giallo chiaro. È importante ricordare che anche gli alimenti ricchi di acqua, come frutta e verdura, contribuiscono all’idratazione complessiva del corpo. Inoltre, ascoltare il proprio corpo e adattare l’assunzione di liquidi in base alle esigenze specifiche è fondamentale per mantenere un buon livello di idratazione.

I benefici di una corretta idratazione

Abbiamo già analizzato quali sono i compiti dell’acqua all’interno del nostro organismo; ma, oltre a questi, ci sono molti altri vantaggi che l’acqua ci permette di ottenere. Bere a sufficienza ci permette di ottenere molti benefici per la nostra salute, ad esempio:

  • Aumenta le prestazioni fisiche e mentali: L’acqua è fondamentale per mantenere alta la concentrazione e migliorare la memoria. Durante l’attività fisica, una corretta idratazione previene la disidratazione e migliora le prestazioni atletiche.
  • Favorisce la digestione: L’acqua aiuta a digerire il cibo e a prevenire la stitichezza.
  • Migliora la salute della pelle: Una corretta idratazione rende la pelle più elastica e luminosa, ritardando l’insorgenza delle rughe.
  • Previene le infezioni urinarie: Bere molta acqua aiuta a diluire l’urina e a ridurre il rischio di infezioni del tratto urinario.
  • Regola la pressione sanguigna: L’acqua contribuisce a mantenere la pressione sanguigna entro i valori normali.

Sono stati svolti molti studi per capire a fondo quanto l’acqua sia importante per mantenere un buon livello di salute, come: “Narrative Review of Hydration and Selected Health Outcomes in the General Population” e “Water, Hydration and Health”, in cui potete trovare tutti i benefici che il nostro organismo ottiene dall’acqua.

Come aumentare il consumo di acqua

Molte persone hanno difficoltà a raggiungere un livello di idratazione ottimale; ciò può avvenire per vari motivi: come la poca abitudine a bere e non sentire lo stimolo della sete. Per questo motivo, proponiamo alcuni consigli che possono aiutare in queste circostanze. Se hai difficoltà a bere a sufficienza, puoi provare questi semplici trucchi

  • Tieni sempre una bottiglia d’acqua a portata di mano, sia al lavoro che a casa, così da ricordarti di bere regolarmente. 
  • Fissa degli orari specifici per bere durante la giornata, come al risveglio, prima dei pasti e prima di andare a dormire. 
  • Aggiungi del limone, delle fette di frutta, o delle erbe come la menta all’acqua per renderla più gustosa e invitante. 
  • Sostituisci le bevande zuccherate con l’acqua per ridurre l’assunzione di calorie e zuccheri. 
  • Mangia frutta e verdura ricche di acqua, come cetrioli, anguria e arance, per contribuire all’idratazione. 
  • Prova a utilizzare un’applicazione per tracciare il tuo consumo di acqua e a premiare te stesso per aver raggiunto i tuoi obiettivi giornalieri.

Inserire queste piccole abitudini all’interno della tua routine ti aiuterà ad aumentare di molto il livello di acqua assunto in un giorno.

Segnali di disidratazione

In caso di un consumo insufficiente di acqua si va incontro alla disidratazione. In questo caso, anche se ciò avviene in forma lieve, si può incorrere in diversi disturbi, tra cui:

  • Sete intensa
  • Stanchezza
  • Mal di testa
  • Vertigini
  • Secchezza della bocca
  • Pelle secca
  • Minzione scarsa e urina scura

Queste complicazioni possono essere molto fastidiose e, se non vi si pone rimedio, peggiorano col passare del tempo. Perciò, occorre prestare particolare attenzione e mantenere un giusto livello di idratazione.

L’acqua è il segreto per il benessere

Abbiamo ampiamente spiegato perché l’acqua sia così importante per noi: si tratta di un elemento essenziale per la vita e per il nostro benessere dal momento che bere a sufficienza risulta fondamentale per mantenere il corpo sano e funzionante. Quindi, per quanto può essere difficile o impegnativo bere almeno due litri di acqua al giorno, è uno sforzo che vale assolutamente la pena.

Se hai dubbi sulla tua idratazione, consulta il tuo medico, o un nutrizionista, e valuta assieme a lui qual è il tuo livello ottimale di idratazione in base al tuo stile di vita e alle tue attività quotidiane. Una volta scoperto, rispettalo. Se ci riuscirai i benefici saranno da subito evidenti e potrai godere di tutti i vantaggi elencati in questo articolo.

Bere acqua non è un’opzione, è il segreto per stare bene.

Come alimentarsi correttamente per l’estate

Estate, sinonimo di giornate calde e soleggiate, che richiedono di essere affrontate con la giusta energia. Durante questa stagione la fame diminuisce e l’ultima cosa che vorremmo fare è metterci davanti ai fornelli e cucinare qualcosa, ma dobbiamo sforzarci di mantenere una dieta equilibrata e salutare, che ci permetta di avere la giusta energia per affrontare la giornata, anche se si tratta di doverla passare sotto il sole cocente.

Per fare ciò possiamo anche cambiare le nostre abitudini alimentari e il nostro stile di vita, in modo da dover passare meno tempo davanti ai fornelli e non accumulare più caldo del dovuto. In questo articolo, vi forniremo una guida completa su come alimentarsi correttamente durante l’estate e alcuni consigli per superare questa stagione, come sostituire i piatti caldi e che richiedono lunghe preparazioni con pasti veloci e pietanze fredde. Leggi il resto del testo per scoprire tutti i segreti della dieta per resistere al caldo estivo.

Idratazione

Sembra banale, ma la chiave per affrontare la stagione estiva sta proprio nell’idratazione. Attenzione, non che durante il resto dell’anno bere molta acqua non sia importante, ma d’estate risulta essenziale per il nostro organismo. Durante questa stagione, infatti, ci troviamo obbligati a rimpiazzare i liquidi persi con il sudore e se essi non vengono sostituiti con quelli provenienti dall’acqua o da altre bevande, il nostro corpo utilizzerà sostanze che potrebbero essere molto importanti per altri scopi.

Bere molta acqua è quindi fondamentale per contrastare la disidratazione causata dal caldo e dalla sudorazione. Le alte temperature e l’attività fisica aumentano la perdita di liquidi, che può portare a spossamento, crampi muscolari e mal di testa. Si consiglia di bere almeno due litri di acqua al giorno, distribuendoli distribuendoli nel corso della giornata. Ovviamente non si corre nessun rischio se si eccede questa quantità.

Frutta e verdura

Oltre all’acqua, è possibile assumere liquidi anche attraverso il consumo di frutta e verdura fresca, che ne sono ricche. Questi alimenti sono ottime fonti di vitamine, minerali e fibre, essenziali per il benessere del nostro organismo: le vitamine e i minerali contribuiscono al rafforzamento del sistema immunitario, alla protezione delle cellule dai danni oxidative e al buon funzionamento di organi e apparati; mentre le fibre invece favoriscono la regolarità intestinale, il senso di sazietà e la riduzione del colesterolo.

Scegliete frutta e verdura di stagione. Aiuterà sicuramente, in quanto si tratta di alimenti più sani e al massimo della loro maturazione. Questi alimenti possono essere impiegati in diverse preparazioni, così da renderne più stimolante il consumo, come:

  • Macedonie: un mix di frutta fresca di stagione tagliata a pezzetti, da arricchire con yogurt o miele.
  • Frullati: a base di frutta, yogurt e latte o acqua.
  • Centrifugati: un concentrato di vitamine e minerali da consumare al mattino o come spuntino.
  • Insalate: un piatto leggero e versatile, da arricchire con proteine come pesce, carne bianca o legumi.
  • Verdure grigliate: un contorno da abbinare a secondi piatti di carne o pesce.

Alcuni suggerimenti per alimentarsi correttamente d’estate

Vediamo ora alcune accortezze da ricordare per non avere problemi con la dieta durante l’estate. Si tratta di consigli che ti permetteranno di assumere tutte le sostanze nutritive e i liquidi di cui hai bisogno con facilità. Partendo dai cibi più indicati, troviamo:

  • Cetrioli: Composti per il 95% d’acqua, garantiscono idratazione e rimuovono le tossine.
  • Anguria: Aiuta a rimanere idratati e contiene poche calorie. Si consiglia, comunque, di non esagerare con il consumo per via dello zucchero che contiene.
  • Acqua di cocco: Aiuta a integrare sostanze nutritive essenziali per il nostro corpo, come gli elettroliti.

Aggiungere nella propria dieta questi alimenti è di grande aiuto, ma non basta. Di seguito analizzeremo altri fattori che ti aiuteranno durante la stagione più calda dell’anno.

Cibi leggeri e pasti freddi

È sempre bene ricordare che con il caldo è importante prediligere piatti leggeri e digeribili che non appesantiscano eccessivamente l’organismo. Evitate cibi grassi, elaborati e fritti, ti permetterà di avere una digestione più veloce e ti farà avvertire meno il senso di pesantezza. I cibi leggeri ti consentiranno di dormire meglio, che è fondamentale per affrontare al meglio le calde giornate estive.

Inoltre, sono pasti facili da preparare e veloci da consumare, che ti permetteranno di non spendere troppo tempo davanti ai fuochi della cucina o al calore del forno, evitandoti di sudare eccessivamente e permettendoti di tornare al più presto in un luogo più fresco.

Pasti frequenti e spuntini

Soprattutto d’estate, fare cinque pasti al giorno distribuendo le calorie in modo uniforme aiuta a evitare di arrivare ai pasti principali con troppa fame, in modo da non abbuffarsi. In questo modo si mantiene il metabolismo attivo e si controlla meglio il senso di fame. Gli spuntini, inoltre, sono importanti per evitare i cali di energia durante la giornata e per tenere sotto controllo la fame. Scegliete spuntini sani e nutrienti che vi forniscano energia e che vi sazino, ma che siano anche freschi e leggeri,come:

  • Frutta fresca: una mela, una banana, un’arancia, una pera.
  • Verdura cruda: carote, finocchi, sedano.
  • Yogurt greco: un alimento ricco di proteine e calcio, da consumare al naturale

Provate a seguire questi pochi consigli e vedrete in prima persona come le vostre giornate estive cambieranno.

Affronta l’estate con la giusta alimentazione

L’alimentazione è un punto focale della nostra esistenza e va quindi adattata in base alle situazioni in cui ci troviamo. Nei mesi più caldi è necessario riservare particolare attenzione a questo aspetto, così da poter continuare a svolgere le proprie attività senza impedimenti e con le energie necessarie. Ovviamente, la dieta non basta per passare un’estate senza complicazioni; serve anche non sottoporsi ad attività troppo impegnative e pesanti, che potrebbero sottoporre il nostro corpo a sforzi troppo elevati ed evitare di stare per periodi di tempo prolungati sotto il sole, specialmente durante le ore più calde della giornata, quelle del primo pomeriggio.

Se non segui ancora i consigli elencati sopra e ti capita di sentirti debole o di avvertire stanchezza e spossatezza durante l’estate, prova ad apportare questi cambiamenti nella tua routine e vedrai che affrontare le calde giornate d’agosto non sembrerà più una tortura. Ricordiamo ancora una volta che il segreto per affrontare il caldo è l’idratazione, che deve sempre essere presente e costante durante tutta la giornata.

Non aspettare oltre, affronta l’estate con energia!

Quali sono gli effetti del long COVID? 

Il COVID-19 ha avuto un impatto devastante sulla vita di tutti noi, lasciando un ricordo indelebile in chi è stato affetto dalla malattia, ma anche in chi ha soltanto vissuto quel periodo in cui il mondo, per un paio d’anni, si è fermato. Del COVID-19 sapevamo tutto: quali erano i sintomi, come fare il tampone, quanto doveva durare la quarantena; e ancora oggi sentir parlare di questa malattia non ci lascia indifferenti.

Oggi, a più di quattro anni dalla sua comparsa, ci ritroviamo a parlarne in termini diversi, provando a capire cosa si intende per long COVID, o sindrome post-COVID-19. Si tratta di una condizione caratterizzata dalla persistenza o dalla ricomparsa di sintomi legati all’infezione da SARS-CoV-2 anche dopo la guarigione dalla fase acuta della malattia. In questo articolo prenderemo in considerazione questa condizione che, almeno dal nome, sembra raccogliere l’eredità della malattia respiratoria che tanto ci ha spaventato negli scorsi anni. Continua a leggere per saperne di più.

I sintomi del long COVID

Proviamo a capire cosa può farci venire il sospetto di essere soggetti a questa condizione. Il long COVID può presentare sintomi molto diversi tra loro e per questo motivo non è facile diagnosticarne la comparsa in tempi rapidi e con estrema certezza. Buona parte dei sintomi sono quelli caratteristici del COVID 19, ma con qualche aggiunta. Queste manifestazioni della malattia possono essere raggruppate in due categorie principali: i sintomi neurologici e i sintomi fisici; senza dimenticare i sintomi psicologici, come ansia e sbalzi d’umore, che si presentano spesso con la malattia: non vanno sottovalutati; perché, sebbene non mettano a rischio la salute fisica del paziente, possono finire per aggravare gli altri sintomi o la percezione che il paziente ha di essi, scoraggiando l’individuo.

Sintomi fisici del long COVID

Il long covid colpisce il nostro organismo in molti modi diversi, vediamone alcuni:

  • Difficoltà respiratorie: Erano una condizione caratteristica anche del COVID-19 e sono protagoniste anche in questo caso.
  • Dolori muscolari e agli arti: Dolori che si provano in tutto il corpo e che rendono difficile il movimento.
  • Dolore toracico: Dolore al petto, spesso ricollegato alle difficoltà respiratorie.
  • Sintomi gastrointestinali: Solitamente diarrea, nausea, vomito o dolori addominali. Anche questi sintomi comparivano spesso col COVID-19.
  • Perdita di olfatto e gusto: Forse le due condizioni che più associamo al COVID-19, assieme alle difficoltà respiratorie. In questo caso si caratterizzano per la loro persistenza.

Sintomi neurologici del long COVID

Le conseguenze di questa malattia, ovviamente, non si manifestano solo per quanto riguarda il nostro corpo, ma hanno ripercussioni evidenti anche sulla nostra mente. Vediamo alcuni di questi effetti:

  • Mal di testa: È un sintomo molto comune per una grande quantità di malattie, e anche in questo caso si presenta con l’arrivo del long COVID.
  • Palpitazioni: Battito cardiaco accelerato o irregolare. Anche questa condizione può essere associata alle difficoltà respiratorie, che possono provocare uno stato di agitazione e influire sul battito cardiaco.
  • Disturbi del sonno: Sono la conseguenza dei sintomi che si presentano.
  • “Nebbia mentale”: È una condizione più amplificata della difficoltà di concentrazione. Simile a uno stato di confusione che rende difficile svolgere le attività quotidiane.

Diagnosi e fattori di rischio per il long COVID

Come si scopre di avere il long COVID? Al momento non esiste un test specifico per la diagnosi di questa malattia, che si basa sulla valutazione dei sintomi del paziente e sulla sua storia medica. In alcuni casi, possono essere necessari esami di laboratorio o di imaging per escludere altre cause dei sintomi.

Bisogna dire che non è ancora del tutto chiaro perché alcune persone sviluppano il long COVID e altre no. Tuttavia, nella maggior parte delle persone soggette a questa condizione, sono stati riscontrati alcuni fattori di rischio che sembrano essere associati alla sindrome in un numero considerevole di casi. hanno più possibilità di riscontrare il long COVID:

  • Persone che in passato avevano dovuto affrontare una grave forma di infezione da COVID-19
  • Soggetti in età avanzata
  • Individui che hanno dovuto affrontare delle malattie pregresse, come malattie cardiache, polmonari o autoimmuni.

Se rientri in una di queste condizioni, perciò, presta particolare attenzione alla comparsa di eventuali sintomi tra quelli elencati in precedenza.

Durata del long COVID e trattamento

La durata del long COVID può variare notevolmente da persona a persona. In alcuni casi, i sintomi possono risolversi spontaneamente entro poche settimane, mentre in altri possono persistere per mesi o addirittura anni. È proprio questa grande eterogeneità di variabili che la rende una sindrome difficile da definire e da curare seguendo un piano ben definito. Infatti, non esiste una cura specifica per il long COVID: il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della qualità della vita del paziente. I rimedi utilizzati solitamente sono:

  • Riposo
  • Farmaci (come antidolorifici, antistaminici o farmaci per l’ansia)
  • Fisioterapia
  • Terapia cognitivo-comportamentale

La ricerca sul long COVID, quindi, è ancora in corso per comprenderne al meglio le cause, i meccanismi sottostanti e le opzioni di trattamento. Tutto ciò sta portando allo sviluppo di diversi farmaci e terapie specifiche per il long COVID che possano tenere sotto controllo dei sintomi così diversi tra loro e garantire al paziente un benessere generale; o, almeno, un miglioramento della sua salute. 

Proprio a causa della difficoltà nel trovare delle cure, sono stati pensati diversi modi per aiutare le persone con long COVID; ad esempio si sono organizzati dei gruppi di supporto online e di persona per non lasciare solo chi si trova ad affrontare questa malattia; o ancora, ci sono organizzazioni che offrono servizi di informazioni e assistenza.

Affrontare il long COVID con consapevolezza

Come abbiamo capito nel corso di tutto l’articolo, il long COVID è una condizione complessa che presenta una varietà di sintomi che possono cambiare da persona a persona e che la rendono difficile da prevedere. Sebbene non esista una cura, sono disponibili una serie di  trattamenti che possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. Proprio per questi motivi, la ricerca sul long COVID è in corso e sta cercando di trovare delle risposte per comprenderne meglio le cause e sviluppare nuovi trattamenti.

Il long COVID può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana di una persona, rendendo difficile svolgere le normali attività lavorative, familiari e sociali. Le persone con long COVID possono anche avere difficoltà a gestire lo stress e l’ansia. Perciò, è di fondamentale importanza rivolgersi a un medico professionista se si soffre di long COVID o se si ha il sospetto di averlo; solo in questo modo potrai ricevere un aiuto concreto e affrontarlo nel migliore dei modi.

Affronta il long COVID con consapevolezza!

Che cos’è il morbo di Crohn?

Nel panorama odierno delle malattie croniche, il morbo di Crohn emerge come una condizione complessa che richiede una comprensione approfondita e un approccio integrato per la gestione. Ma che cos’è esattamente il morbo di Crohn? E come si differenzia da altre malattie infiammatorie intestinali?

Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, e ha un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti. I sintomi variano dal dolore addominale alla diarrea cronica, rendendo la gestione quotidiana della malattia una sfida.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio cos’è il morbo di Crohn, esaminandone le cause, i sintomi, le modalità di diagnosi, i trattamenti disponibili e le strategie per vivere al meglio con questa malattia. 

Scopriamo dunque come affrontare e gestire questa condizione per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Cause del morbo di Crohn

Le cause esatte del morbo di Crohn non sono completamente comprese, ma la ricerca ha identificato una combinazione di fattori genetici, immunologici e ambientali che contribuiscono allo sviluppo della malattia.

Genetica: Studi hanno mostrato che il morbo di Crohn ha una componente ereditaria. I pazienti con un parente di primo grado affetto dalla malattia hanno un rischio maggiore di svilupparla. Sono stati identificati diversi geni associati al morbo di Crohn, tra cui il gene NOD2, che gioca un ruolo chiave nella risposta immunitaria dell’intestino.

Sistema immunitario: Il morbo di Crohn è considerato una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le cellule del tratto gastrointestinale. Questo attacco provoca infiammazione cronica e danni ai tessuti.

Fattori ambientali: Diversi fattori ambientali possono innescare o aggravare il morbo di Crohn. Tra questi ci sono il fumo, l’uso di contraccettivi orali, e l’esposizione a determinati batteri intestinali. Inoltre, una dieta ricca di grassi e povera di fibre potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la malattia.

Sintomi del morbo di Crohn

I sintomi del morbo di Crohn possono variare notevolmente da persona a persona e dipendono dalla parte del tratto gastrointestinale colpita. I sintomi più comuni includono.

Dolore addominale: Spesso localizzato nella parte inferiore destra dell’addome, il dolore può essere lieve o severo e può essere intermittente o continuo.

Diarrea cronica: La diarrea è un sintomo comune e può essere accompagnata da sangue o muco. Può variare da lieve a grave e può portare a disidratazione e squilibri elettrolitici.

Perdita di peso: A causa della malassorbimento dei nutrienti e della perdita di appetito, i pazienti con il morbo di Crohn spesso sperimentano una significativa perdita di peso.

Affaticamento: L’infiammazione cronica e l’anemia possono causare una sensazione persistente di stanchezza e debolezza.

Fistole e ascessi: L’infiammazione può causare la formazione di fistole, che sono connessioni anormali tra diverse parti dell’intestino o tra l’intestino e altre strutture, come la pelle. Gli ascessi sono accumuli di pus causati dall’infezione e possono essere estremamente dolorosi.

Altri sintomi: Il morbo di Crohn può anche causare sintomi extraintestinali, come infiammazione delle articolazioni (artrite), infiammazione degli occhi (uveite), e lesioni cutanee (eritema nodoso).

Diagnosi del morbo di Crohn

La diagnosi del morbo di Crohn richiede una combinazione di esami clinici, di laboratorio e strumentali. Il medico inizierà con una dettagliata anamnesi medica e un esame fisico. Successivamente, potranno essere richiesti diversi test.

Esami del sangue: Gli esami del sangue possono rilevare segni di infiammazione, anemia, e altre anomalie che possono suggerire la presenza del morbo di Crohn.

Esami delle feci: Possono essere eseguiti per escludere infezioni intestinali e per valutare la presenza di sangue occulto nelle feci.

Endoscopia: L’endoscopia, che include la colonscopia e l’endoscopia superiore, permette al medico di visualizzare direttamente l’interno del tratto gastrointestinale e di prelevare campioni di tessuto (biopsie) per ulteriori analisi.

Imaging: La tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) possono essere utilizzate per ottenere immagini dettagliate dell’intestino e identificare aree di infiammazione, fistole e ascessi.

Trattamenti per il morbo di Crohn

Non esiste una cura definitiva per il morbo di Crohn, ma esistono vari trattamenti che possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti. 

Farmaci:

Antinfiammatori: I farmaci anti-infiammatori come i corticosteroidi e gli aminosalicilati possono aiutare a ridurre l’infiammazione e i sintomi.

Immunosoppressori: Questi farmaci riducono l’attività del sistema immunitario per prevenire l’infiammazione cronica.

Biologici: I farmaci biologici, come gli inibitori del TNF (fattore di necrosi tumorale), mirano specificamente alle proteine che causano l’infiammazione.

Dieta e nutrizione: Una dieta equilibrata e la gestione delle intolleranze alimentari possono aiutare a controllare i sintomi. In alcuni casi, possono essere necessari integratori nutrizionali o una dieta liquida durante le fasi acute della malattia.

Chirurgia: La chirurgia può essere necessaria per trattare complicanze come fistole, ascessi, o ostruzioni intestinali. In alcuni casi, può essere necessaria la rimozione di parti danneggiate dell’intestino.

Terapie complementari: Alcuni pazienti trovano beneficio da terapie complementari come l’agopuntura, la meditazione e lo yoga, che possono aiutare a gestire lo stress e migliorare il benessere generale.

Gestire la vita con il morbo di Crohn

Vivere con il morbo di Crohn può essere impegnativo, ma con una gestione adeguata è possibile condurre una vita piena e attiva. Ecco alcuni consigli per aiutare a gestire la malattia.

Educazione: Informarsi sulla malattia, i trattamenti disponibili e le strategie di gestione può aiutare a prendere decisioni informate e a sentirsi più in controllo della propria salute.

Supporto: Partecipare a gruppi di supporto o parlare con altre persone affette dal morbo di Crohn può offrire conforto e consigli pratici. La condivisione delle esperienze può essere una fonte preziosa di sostegno emotivo.

Monitoraggio dei sintomi: Tenere un diario dei sintomi, delle abitudini alimentari e delle attività quotidiane può aiutare a identificare i fattori scatenanti e a monitorare l’efficacia dei trattamenti.

Stile di vita sano: Adottare uno stile di vita sano, che include una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare e la gestione dello stress, può migliorare il benessere generale e aiutare a controllare i sintomi del morbo di Crohn.

Assistenza medica regolare: È importante mantenere un contatto regolare con il proprio medico e seguire le indicazioni del trattamento. Le visite di controllo periodiche possono aiutare a monitorare la malattia e a fare eventuali aggiustamenti nel piano di trattamento.

Vivere Pienamente con il Morbo di Crohn

Il morbo di Crohn è una malattia complessa e cronica che richiede una gestione attenta e un approccio multidisciplinare. Sebbene non esista una cura definitiva, con il giusto supporto medico e una gestione adeguata, è possibile condurre una vita soddisfacente e attiva. Comprendere le cause, i sintomi e le opzioni di trattamento è fondamentale per affrontare la malattia e migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto. Con una corretta informazione e il supporto di professionisti esperti, è possibile gestire il morbo di Crohn in modo efficace e vivere pienamente ogni giorno.

Postura scorretta effetti a lungo e breve termine

Vi siete mai chiesti perché la vostra schiena vi fa male dopo una lunga giornata seduti alla scrivania? O perché il collo vi dole dopo aver trascorso troppo tempo sul cellulare? La risposta, in molti casi, è da ricercarsi nella postura scorretta, un’abitudine subdola e spesso sottovalutata che si nasconde dietro a molti dei dolori e dei disagi che affliggono la nostra quotidianità.

Le sue conseguenze negative si manifestano non solo nel breve termine, con dolori acuti e fastidiosi, ma anche nel lungo periodo, compromettendo seriamente la nostra salute e il nostro benessere.

Preparatevi dunque a scoprire come abbandonare le cattive abitudini posturali e abbracciare una nuova consapevolezza del vostro corpo. Insieme, faremo luce su questo problema spesso trascurato e vi guideremo verso un percorso di benessere a tutto tondo.

Effetti a breve termine di una postura scorretta

Una postura scorretta può avere una serie di effetti negativi sul nostro corpo, sia nel breve che nel lungo termine. Nel breve termine, i sintomi più comuni includono:

  • Dolore: La postura scorretta affatica eccessivamente muscoli e legamenti, causando dolori localizzati al collo, alla schiena, alle spalle e alle braccia.
  • Affaticamento: Mantenere una postura scorretta richiede uno sforzo muscolare maggiore, portando a stanchezza e affaticamento generale.
  • Mal di testa: La tensione muscolare che si crea nella zona del collo e delle spalle a causa di una postura non corretta può scatenare frequenti mal di testa. 
  • Problemi digestivi: La compressione degli organi digestivi dovuta a una postura scorretta può causare disturbi digestivi come indigestione, reflusso acido e difficoltà digestive. 
  • Respirazione difficoltosa: Una postura non ottimale può comprimere i polmoni, ostacolando la respirazione profonda e causando affanno.

Una postura scorretta può anche aumentare il rischio di sviluppare problemi di salute più seri nel lungo termine, come vedremo proseguendo con l’analisi degli effetti di una postura scorretta.

Effetti a lungo termine di una postura scorretta

Gli effetti negativi di una postura scorretta non si limitano al breve termine. Se trascurata, può portare a una serie di problemi di salute seri nel lungo termine, tra cui:

  • Dolore cronico: Se la postura scorretta persiste nel tempo, può causare dolore cronico al collo, alla schiena e alle articolazioni. Questo dolore può essere debilitante e limitare significativamente la mobilità e la qualità della vita.
  • Artrite: La postura scorretta può aumentare il rischio di sviluppare l’artrite, una malattia degenerativa che colpisce le articolazioni. La compressione delle articolazioni dovuta a una postura scorretta può portare a una usura più rapida della cartilagine, aumentando il rischio di infiammazione e dolore.
  • Problemi di postura permanenti: Nel tempo, la postura scorretta può portare a deformità posturali permanenti come la scoliosi e la cifosi. Queste deformità possono causare dolore, problemi respiratori e difficoltà estetiche. La correzione di queste deformità spesso richiede interventi specifici, come la fisioterapia o la chirurgia.

Ulteriori conseguenze di una postura scorretta

Oltre ai problemi sopra menzionati, una postura scorretta può portare a una serie di altre complicazioni che influenzano vari aspetti della salute e del benessere generale:

  • Problemi respiratori: La compressione polmonare cronica causata da una postura scorretta può aumentare il rischio di sviluppare malattie respiratorie come la bronchite e la polmonite. La respirazione profonda è infatti fondamentale per una buona salute polmonare, e una postura scorretta può ostacolarla.
  • Problemi di circolazione: Una postura scorretta può compromettere la circolazione sanguigna, aumentando il rischio di coaguli di sangue e ictus. La compressione dei vasi sanguigni da parte di muscoli e legamenti in tensione può ostacolare il flusso sanguigno, creando le condizioni per la formazione di coaguli.

Una postura scorretta può anche avere un impatto negativo sulla salute generale e sul benessere. Può portare a stanchezza, affaticamento, stress e ansia. È importante quindi adottare una postura corretta nella vita quotidiana per prevenire questi problemi e migliorare la propria salute e qualità della vita.

Come migliorare la postura

Avere una postura corretta è fondamentale per la salute e il benessere generale. Una postura scorretta può causare una serie di problemi, sia nel breve che nel lungo termine, tra cui dolore, affaticamento, mal di testa, problemi digestivi e difficoltà respiratorie. Fortunatamente, ci sono molte cose che si possono fare per migliorare la postura e prevenire questi problemi. 

Ecco alcuni consigli:

  • Consapevolezza posturale: Prestare attenzione alla propria postura durante le attività quotidiane è il primo passo per migliorarla. Assicurarsi di assumere una posizione eretta con le spalle indietro e la testa ben dritta. È utile fare attenzione alla postura anche quando si è seduti, in piedi o sdraiati.
  • Esercizio fisico regolare: L’attività fisica aiuta a rafforzare i muscoli che sostengono la colonna vertebrale e migliora la postura generale. Sono particolarmente utili esercizi come yoga, pilates e nuoto che rafforzano il core e migliorano la flessibilità.

Suggerimenti pratici per postura corretta

Esistono ulteriori strategie pratiche che possono aiutare a mantenere una postura corretta nel tempo:

  • Sedia ergonomica: Se si lavora a una scrivania, è fondamentale utilizzare una sedia ergonomica che offra un supporto adeguato alla schiena e alle braccia. La sedia dovrebbe essere regolata in modo che i piedi poggino a terra, le ginocchia siano piegate ad un angolo di 90 gradi e la schiena sia dritta.
  • Pause frequenti: Evitare di stare seduti per lunghi periodi di tempo. Fare delle pause frequenti per alzarsi, muoversi e sgranchirsi è fondamentale per la salute della schiena. Alzarsi e fare qualche passo ogni 30-60 minuti aiuta a migliorare la circolazione e a ridurre la tensione muscolare.
  • Esercizi di stretching: Integrare nella propria routine quotidiana esercizi di stretching per migliorare la flessibilità e l’elasticità muscolare, favorendo una postura corretta. Lo stretching aiuta a allungare i muscoli contratti e a migliorare la mobilità articolare.
  • Fisioterapia: Un fisioterapista può elaborare un programma di esercizi personalizzato per migliorare la postura, correggere eventuali squilibri muscolari e insegnare tecniche di postura corretta. La fisioterapia può essere particolarmente utile per le persone che soffrono di dolore cronico alla schiena o di altri problemi posturali.

Oltre a questi consigli, è importante anche mantenere un peso corporeo sano, evitare di indossare scarpe con i tacchi alti per lunghi periodi di tempo e dormire su un materasso che supporti la colonna vertebrale. Con un po’ di impegno e attenzione, è possibile migliorare la postura e vivere una vita più sana e felice.

Effetti e conseguenze di una postura scorretta

La postura scorretta non è un mero difetto estetico, ma un vero e proprio nemico invisibile per la nostra salute, capace di influenzare negativamente il nostro benessere fisico e mentale.

La postura è una questione di abitudine. Seguendo i consigli forniti in questo articolo e facendo attenzione alla vostra postura nella vita quotidiana, potrete correggere le posture scorrette, ridurre il dolore e migliorare significativamente la vostra qualità della vita.

Abbracciate una nuova consapevolezza del vostro corpo e iniziate oggi stesso il vostro percorso verso una postura corretta e un benessere a tutto tondo!

Inizia oggi il tuo viaggio verso una vita più sana e vitale!

Diabete: tipologie e trattamenti

Che cos’è il diabete?

Il diabete è una malattia cronica che si verifica quando il pancreas non produce abbastanza insulina o quando l’organismo non riesce a utilizzare in modo efficace l’insulina che produce. L’insulina è un ormone che regola il glucosio nel sangue. L’iperglicemia, chiamata anche aumento della glicemia o aumento dello zucchero nel sangue, è un effetto comune del diabete non controllato e nel tempo porta a gravi danni a molti sistemi del corpo, in particolare ai nervi e ai vasi sanguigni. Può portare a gravi complicazioni se non gestito adeguatamente. 

Esistono diverse tipologie di diabete, ciascuna con le proprie caratteristiche e trattamenti.

Cosa c’entra l’insulina con il diabete?

L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che aiuta le cellule del corpo a utilizzare il glucosio (zucchero) presente nel sangue per ottenere energia. Quando il corpo diventa resistente all’insulina, le cellule non rispondono adeguatamente all’ormone e il glucosio rimane nel sangue invece di essere assorbito dalle cellule per essere utilizzato come energia. Questa situazione è nota come insulino-resistenza.

Diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 è una condizione cronica che si sviluppa quando il corpo diventa resistente all’insulina o quando non ne produce a sufficienza. È il tipo più comune di diabete, rappresentando circa il 90-95% di tutti i casi di diabete diagnosticati. 

Questa condizione è spesso associata a fattori di rischio come l’obesità, lo stile di vita sedentario, la predisposizione genetica e l’invecchiamento. Tuttavia, può essere gestito efficacemente con una combinazione di dieta sana, esercizio fisico regolare, perdita di peso (se necessario), monitoraggio dei livelli di zucchero nel sangue e, in alcuni casi, farmaci orali o insulina.

Se non trattato adeguatamente, il diabete di tipo 2 può portare a una serie di complicanze a lungo termine, tra cui danni ai vasi sanguigni, problemi cardiaci, danni ai nervi, problemi renali e problemi agli occhi. Pertanto, è estremamente importante per le persone con diabete di tipo 2 gestire attentamente la loro condizione e lavorare in collaborazione con i professionisti sanitari per prevenire o gestire queste complicazioni.

Diabete di tipo 1

Nel diabete di tipo 1, il sistema immunitario attacca erroneamente e distrugge le cellule beta nel pancreas che producono insulina. Questo significa che il corpo non è in grado di produrre insulina. Senza insulina, il glucosio rimane nel sangue, causando un’elevata concentrazione di zucchero nel sangue, che può portare a una serie di complicanze se non trattata.

Il diabete di tipo 1 di solito si sviluppa in giovane età, spesso durante l’infanzia o l’adolescenza, anche se può manifestarsi in qualsiasi momento della vita. Le cause esatte non sono completamente comprese, ma si ritiene che sia il risultato di una combinazione di fattori genetici e ambientali, come infezioni virali o esposizione a certi agenti ambientali.

Se non trattato, il diabete di tipo 1 può portare a gravi complicanze a lungo termine come danni ai vasi sanguigni, problemi cardiaci, danni ai nervi, problemi agli occhi e problemi renali. Tuttavia, con un adeguato controllo della glicemia e una gestione attenta, molte persone con diabete di tipo 1 possono condurre una vita sana e attiva.

Diabete gestazionale

Il diabete gestazionale è una condizione in cui le donne sviluppano livelli elevati di zucchero nel sangue durante la gravidanza. Questo problema si verifica quando il corpo non è in grado di produrre o utilizzare l’insulina in modo efficiente durante la gravidanza, il che porta a un’aumentata concentrazione di glucosio nel sangue.

Il diabete gestazionale si sviluppa solitamente intorno alla ventesima settimana di gravidanza e tende a scomparire dopo il parto. Tuttavia, le donne che hanno avuto diabete gestazionale hanno un rischio maggiore di sviluppare diabete di tipo 2 in futuro.

Le cause esatte del diabete gestazionale non sono del tutto comprese, ma si ritiene che siano legate a cambiamenti ormonali e a fattori genetici. La diagnosi di diabete gestazionale avviene attraverso test di screening della glicemia eseguiti tipicamente tra le 24 e le 28 settimane di gravidanza. Se non trattato, il diabete gestazionale può aumentare il rischio di complicazioni durante la gravidanza, come ipertensione, parto prematuro eccessivo, eccessivo aumento di peso del bambino (macrosomia) e aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2 sia per la madre che per il bambino in futuro.

Trattamento per il diabete

Il trattamento del diabete dipende dal tipo e dalla gravità della condizione. La gestione efficace e generale del diabete coinvolge una combinazione di dieta sana, esercizio fisico regolare, monitoraggio dei livelli di zucchero nel sangue e, a seconda del tipo di diabete, farmaci o insulina. Indipendentemente dal tipo di diabete, il controllo della glicemia è fondamentale per prevenire complicazioni a lungo termine. Queste complicazioni possono includere danni ai vasi sanguigni, nervi, reni e occhi, aumentando il rischio di ictus, attacchi di cuore, cecità e insufficienza renale. Monitorare regolarmente i livelli di zucchero nel sangue e mantenere un’emicrania equilibrata può contribuire a ridurre questo rischio.

Trattamento per il diabete di tipo 1

Nel caso del diabete di tipo 1, il trattamento principale consiste nell’assumere insulina regolarmente. Questo può essere fatto attraverso iniezioni multiple al giorno o attraverso l’uso di una pompa per insulina che rilascia insulina in modo continuo. È essenziale monitorare regolarmente i livelli di zucchero nel sangue e adattare di conseguenza il dosaggio di insulina per evitare sia l’iperglicemia che l’ipoglicemia.

Trattamento per il diabete di tipo 2

Nel diabete di tipo 2, il trattamento può includere una combinazione di modifiche dello stile di vita, farmaci orali e, in alcuni casi, insulina. Le modifiche dello stile di vita possono comprendere una dieta sana, esercizio fisico regolare e perdita di peso. I farmaci orali possono aiutare a migliorare la sensibilità all’insulina, stimolare il pancreas a produrre più insulina o rallentare l’assorbimento dei carboidrati dall’intestino.

Educazione come trattamento per il diabete

Oltre al trattamento farmacologico, l’educazione del paziente gioca un ruolo fondamentale nella gestione del diabete. I pazienti devono imparare a riconoscere i sintomi dell’ipoglicemia e dell’iperglicemia, nonché a pianificare i pasti in modo da mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue. Un team di professionisti sanitari, tra cui medici, infermieri, dietisti e educatori del diabete, può fornire supporto e consulenza per aiutare i pazienti a gestire la loro condizione in modo efficace.

Interventi chirurgici: un altro aiuto contro il diabete

Alcuni pazienti possono beneficiare anche di interventi chirurgici per il diabete di tipo 2. Questi interventi, come il bypass gastrico o la gastrectomia a manica, possono aiutare a ridurre il peso e migliorare la sensibilità all’insulina. Tuttavia, l’intervento chirurgico è riservato ai pazienti con diabete grave che non rispondono ad altri trattamenti e comporta rischi e complicazioni che devono essere valutati attentamente.
In conclusione, il diabete è una patologia complessa che richiede un trattamento mirato e una gestione attenta. Con una combinazione di modifiche dello stile di vita, farmaci e monitoraggio regolare, molte persone con diabete possono vivere una vita piena e attiva. Tuttavia, è importante ricordare che il controllo della glicemia è una responsabilità continua e che la collaborazione con il team di assistenza sanitaria è essenziale per mantenere la salute a lungo termine.

Come gestire l’asma: consigli per pazienti e familiari

Eccoci in un nuovo articolo! Oggi parleremo dell’asma, una condizione cronica delle vie respiratorie che può influenzare significativamente la qualità della vita di chi ne è affetto. Con una gestione adeguata, però, e una buona comprensione della malattia, è possibile controllare i sintomi e ridurre al minimo gli episodi di crisi. In questo articolo, analizzeremo in breve che cos’è l’asma ed esploreremo alcuni consigli pratici per aiutare i pazienti affetti da asma e le loro famiglie a gestire al meglio questa condizione.

Cos’è l’asma?

L’asma è una patologia cronica delle vie respiratorie caratterizzata da infiammazione e reattività eccessiva delle vie aeree. Questa patologia porta a sintomi come respiro sibilante, tosse, difficoltà respiratoria e senso di oppressione toracica. Durante un attacco asmatico, le vie aeree si restringono e producono un eccesso di muco, causando difficoltà nel passaggio dell’aria. Gli episodi di asma possono essere scatenati da vari fattori, tra cui allergeni, inquinanti atmosferici, infezioni respiratorie e stress emotivo. Se non gestito adeguatamente, l’asma può influenzare significativamente la qualità della vita e aumentare il rischio di complicazioni respiratorie. Questa condizione può essere fonte di preoccupazione e ansia sia per i pazienti che per i loro familiari, ma con una gestione appropriata è possibile controllare i sintomi e condurre una vita attiva e soddisfacente. Vediamo quindi sette consigli che possono aiutare i pazienti e le loro famiglie nella gestione dell’asma.

#1 Educazione sulla malattia

La conoscenza è fondamentale nella gestione dell’asma, poiché fornisce una base solida per affrontare questa condizione cronica in modo efficace ed empatico. Pazienti e familiari dovrebbero impegnarsi attivamente nell’acquisire una comprensione approfondita della malattia, esplorando non solo i sintomi evidenti, ma anche i sottili segnali che potrebbero indicare una crisi asmatica imminente. Questo significa comprendere i vari fattori scatenanti che possono provocare un aggravamento dei sintomi, che vanno dall’esposizione agli allergeni ambientali, all’attività fisica intensa, fino allo stress emotivo. Conoscere l’asma in tutte le sue sfaccettature non solo consente di affrontare la malattia in modo proattivo, ma anche di stabilire una solida base per una comunicazione efficace con il personale medico, favorendo così una gestione collaborativa e mirata della condizione.

#2 Evitare i fattori scatenanti

Identificare e evitare i fattori scatenanti dell’asma è essenziale per prevenire le crisi e mantenere una migliore qualità della vita. Questi fattori possono presentarsi in molte forme, dalle comuni particelle allergeniche come polline, polvere e peli di animali, ai più insidiosi inquinanti atmosferici. Anche l’esercizio fisico intenso e lo stress emotivo possono innescare una reazione asmatica. È fondamentale, dunque, adottare una strategia per ridurre al minimo l’esposizione a questi elementi, che potrebbero scatenare una risposta infiammatoria nelle vie respiratorie. Questo può significare adottare misure preventive come l’uso di filtri per l’aria in casa, evitare le aree con elevati livelli di inquinamento atmosferico e adottare tecniche di gestione dello stress come la meditazione o lo yoga. Ridurre l’esposizione ai fattori scatenanti può contribuire a mantenere sotto controllo i sintomi dell’asma, promuovendo così una migliore salute polmonare nel lungo termine.

#3 Seguire il piano di trattamento

Seguire il piano di trattamento prescritto dal medico è un elemento cruciale nella gestione efficace dell’asma, per garantire un trattamento ottimale dei sintomi e la prevenzione delle crisi. Ogni paziente asmatico dovrebbe collaborare attivamente con il proprio medico per sviluppare un piano di trattamento personalizzato, adattato alle specifiche esigenze e al grado di gravità della loro condizione. Questo piano dovrebbe comprendere un elenco esaustivo dei farmaci da assumere, specificando con precisione le dosi e le modalità di somministrazione per ciascun medicinale. Inoltre, dovrebbe includere istruzioni chiare su come gestire i sintomi in diverse situazioni, come ad esempio durante gli episodi di broncospasmo o in presenza di fattori scatenanti noti. È fondamentale che il paziente, aiutato anche dalla famiglia, si impegni a seguire scrupolosamente il piano di trattamento, rispettando gli orari di assunzione dei farmaci e le indicazioni fornite dal medico. Nel caso di dubbi o problemi, è sempre consigliabile consultare tempestivamente il medico curante, per ricevere supporto e aggiornamenti sul piano di trattamento. 

#4 Utilizzare correttamente i farmaci

Utilizzare correttamente i farmaci prescritti è un pilastro fondamentale per il controllo efficace dell’asma. Oltre alla semplice assunzione regolare dei farmaci, è essenziale avere una comprensione approfondita di ciascun medicinale prescritto, compreso il suo meccanismo d’azione e i suoi effetti collaterali potenziali. È importante seguire attentamente le istruzioni del medico e questo comprende anche una corretta familiarizzazione con gli inhaler e altri dispositivi di somministrazione, per assicurarsi di utilizzarli in modo efficace e ottenere il massimo beneficio terapeutico. Inoltre, è indispensabile tenere sotto controllo le scorte di farmaci, evitando di rimanere senza medicinali essenziali. Mantenere una lista aggiornata dei farmaci prescritti e delle loro scadenze, così da poter rinnovare le prescrizioni in tempo utile. Un utilizzo corretto e responsabile dei farmaci non solo contribuisce al controllo dei sintomi, ma anche a ridurre il rischio di complicazioni e a migliorare la qualità della vita dei pazienti asmatici.

#5 Mantenere uno stile di vita sano

Mantenere uno stile di vita sano può influenzare in modo significativo i sintomi e la frequenza degli episodi asmatici. Un aspetto importante è mantenere un peso corporeo sano, e seguire una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Questo può contribuire a ridurre l’infiammazione sistemica nel corpo e a supportare una migliore funzione polmonare. Inoltre, un programma di esercizio ben strutturato può migliorare la capacità polmonare, rafforzare i muscoli respiratori e aumentare la resistenza, il che può rendere più facile gestire l’asma e ridurre il rischio di crisi asmatiche. Tuttavia, è importante consultare il proprio medico prima di iniziare qualsiasi programma di esercizio, per assicurarsi che sia sicuro e adatto alle proprie condizioni. 

Assieme a ciò è importante evitare il fumo e l’esposizione al fumo passivo poiché il fumo di sigaretta contiene sostanze chimiche irritanti che possono aggravare l’infiammazione delle vie respiratorie e aumentare il rischio di crisi asmatiche. Per coloro che soffrono di asma, smettere di fumare o evitare completamente l’esposizione al fumo è una misura fondamentale per migliorare il controllo della malattia e proteggere la salute polmonare.

#6 Essere preparati per le emergenze

Essere preparati per affrontare eventuali emergenze legate all’asma è un elemento fondamentale nella gestione della condizione e nella salvaguardia della salute respiratoria. Oltre a seguire un piano di trattamento regolare, ogni paziente asmatico dovrebbe avere un piano di emergenza scritto, personalizzato in base alle proprie esigenze e approvato dal medico curante. Questo piano dovrebbe includere istruzioni dettagliate su cosa fare in caso di crisi asmatica grave, comprese le procedure da seguire e i farmaci da utilizzare. È fondamentale che il paziente e i suoi familiari siano ben istruiti su come riconoscere i segni di un’eventuale crisi asmatica e su come agire prontamente per gestirla in modo efficace. Oltre ai familiari, è consigliabile anche informare le persone vicine, come amici e colleghi, sul proprio piano di emergenza e su come possono fornire supporto in caso di necessità. La consapevolezza delle persone intorno al paziente può essere cruciale per garantire una risposta tempestiva e appropriata in situazioni di emergenza.

#7 Coinvolgere la famiglia e il supporto sociale

Come appena accennato,l’asma non è solo una sfida individuale, ma può influenzare profondamente l’intera dinamica familiare e il benessere sociale del paziente. Coinvolgere attivamente la famiglia e il supporto sociale nella gestione della malattia è fondamentale per affrontare questa condizione cronica in modo efficace e sostenibile nel tempo. Il sostegno emotivo e pratico dei familiari e degli amici può rappresentare una difesa contro lo stress e le difficoltà quotidiane legate all’asma, offrendo al paziente un sostegno costante e prezioso nel percorso di gestione della malattia.

Gestire l’asma richiede, quindi, un impegno costante da parte del paziente e della sua famiglia. Seguire un piano di trattamento personalizzato, evitare i fattori scatenanti, utilizzare correttamente i farmaci, adottare uno stile di vita sano e prepararsi per le emergenze sono tutte azioni cruciali per mantenere la malattia sotto controllo e migliorare la qualità della vita. Con la giusta conoscenza e il sostegno adeguato, è possibile affrontare le sfide dell’asma e vivere una vita piena e soddisfacente nonostante la presenza della condizione. Persistere nell’implementare queste strategie può portare a una gestione più efficace dell’asma e a un benessere generale migliore, consentendo al paziente di godere di una vita attiva e appagante.

Morbo di Addison: cos’è e quale è la cura

Eccoci in un nuovo articolo, questa volta tratteremo l’argomento del Morbo di Addison, una patologia rara ma potenzialmente grave che colpisce le ghiandole surrenali. In generale, si stima che colpisca da 1 a 2 individui su 100.000 persone, anche se, la frequenza effettiva può variare tra le diverse regioni del mondo, inoltre questa patologia può interessare individui di qualsiasi età e sesso, ma spesso si manifesta tra i 30 e i 50 anni.

In questo articolo, esploreremo cos’è questa malattia, i suoi sintomi, le cause sottostanti, la diagnosi e le opzioni di trattamento disponibili per coloro che ne possono essere affetti.

Cos’è il Morbo di Addison 

Il Morbo di Addison o insufficienza corticosurrenalica primaria, è una rara malattia cronica che colpisce le ghiandole surrenali, due piccole ghiandole situate sopra i reni. È una condizione caratterizzata in particolare dalla ridotta produzione di ormoni corticosteroidi, essenziali per il corretto funzionamento del corpo. Le ghiandole surrenali, situate sopra i reni, diventano incapaci di produrre quantità adeguate di cortisolo, un ormone che aiuta il corpo a rispondere allo stress, e aldosterone che aiuta a regolare la pressione sanguigna e l’equilibrio dei fluidi corporei. Questa carenza ormonale può manifestarsi attraverso vari sintomi vediamo quali sono.

I sintomi del Morbo di Addison

I sintomi possono variare in intensità e manifestarsi gradualmente nel corso del tempo, alcuni dei sintomi più comuni includono:

  • Affaticamento cronico: una stanchezza eccessiva che persiste anche dopo il riposo è uno dei sintomi più frequenti del Morbo di Addison. 
  • Debolezza muscolare: la ridotta produzione di cortisolo può portare a una debolezza muscolare diffusa, con difficoltà a compiere anche attività fisiche leggere.
  • Perdita di peso: l’insufficiente produzione di ormoni può influenzare il metabolismo, portando a una perdita di peso non intenzionale.
  • Ipotensione: la diminuzione della produzione di aldosterone può influire sulla regolazione della pressione sanguigna, causando ipotensione, ossia pressione sanguigna bassa.
  • Iperpigmentazione della pelle: in alcuni casi, si verifica un aumento della pigmentazione della pelle, specialmente nelle aree esposte al sole e nelle pieghe della pelle.
  • Mancanza di appetito: alcune persone con Morbo di Addison possono sperimentare una diminuzione dell’appetito.
  • Nausea e vomito: l’insufficienza surrenalica può causare disturbi gastrointestinali, come nausea e vomito.
  • Ipoglicemia: la ridotta produzione di cortisolo può influenzare la regolazione dello zucchero nel sangue, portando a episodi di ipoglicemia, ossia bassi livelli di zucchero nel sangue.
  • Disturbi del sonno: alcuni pazienti possono sperimentare difficoltà nel dormire o disturbi del sonno.

È importante notare che questi sintomi possono variare da persona a persona, e la loro gravità dipende dalla quantità di ormoni corticosteroidi prodotti. Inoltre, i sintomi possono peggiorare in situazioni di stress o durante malattie acute. La diagnosi precoce e l’inizio tempestivo del trattamento sono fondamentali per prevenire complicazioni più gravi per questo chiunque sospetti di avere il Morbo di Addison dovrebbe consultare un medico per una valutazione completa. Vediamo però da cosa potrebbe essere causata questa condizione. 

Possibili cause del Morbo di Addison

Il Morbo di Addison può essere causato da diversi fattori anche se generalmente la causa più comune è l’autoimmunità perché nella maggior parte dei casi, il Morbo di Addison è causato da una risposta autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le ghiandole surrenali. Questo processo danneggia le cellule delle ghiandole surrenali e riduce la loro capacità di produrre ormoni, in particolare cortisolo e aldosterone. Vediamo anche quali sono le altre possibili cause: 

  • Alcune infezioni, come la tubercolosi, possono interessare le ghiandole surrenali e causare danni, portando al Morbo di Addison.
  • Tumori delle ghiandole surrenali o in altre parti del corpo possono influenzare la produzione di ormoni e contribuire allo sviluppo della malattia.
  • Emorragie surrenali, eventi traumatici o emorragie nelle ghiandole surrenali possono danneggiare i tessuti e interferire con la loro funzione.
  • L’assunzione prolungata di farmaci steroidei può sopprimere la produzione naturale di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali. Quando questi farmaci vengono interrotti bruscamente, le ghiandole surrenali possono impiegare del tempo per riprendere la produzione normale, portando a un rischio di Morbo di Addison.

È importante sottolineare che, sebbene queste siano le cause più comuni, in alcuni casi la causa specifica del Morbo di Addison può rimanere sconosciuta per questo la diagnosi è un passaggio fondamentale. 

Diagnosi del Morbo di Addison

La diagnosi del Morbo di Addison richiede un approccio accurato basato su sintomi clinici, test di laboratorio e valutazioni dell’attività surrenalica. I medici possono eseguire test per valutare la risposta delle ghiandole surrenali alla stimolazione. Gli esami di laboratorio sono, infatti, fondamentali per confermare la diagnosi, i principali test comprendono la misurazione dei livelli di cortisolo, aldosterone e dell’ormone stimolante la corticotropina (ACTH). Il test prevede l’iniezione di una dose di ACTH sintetico e la successiva misurazione dei livelli di cortisolo. Nei pazienti con Morbo di Addison, le ghiandole surrenali non rispondono adeguatamente alla stimolazione, e i livelli di cortisolo nel sangue restano generalmente bassi e si prosegue poi con l’analisi del sangue e dell’urina che possono rivelare livelli anormalmente bassi di cortisolo e aldosterone.

È importante ricordare che una diagnosi tempestiva è essenziale per prevenire complicazioni e migliorare la qualità della vita del paziente.

Trattamento del Morbo di Addison

Il trattamento principale per il Morbo di Addison è la sostituzione degli ormoni corticosteroidi che le ghiandole surrenali non sono in grado di produrre in quantità sufficienti, l’obiettivo è compensare la carenza di cortisolo e, se necessario, di aldosterone. Ecco alcuni degli approcci nel trattamento del Morbo di Addison:

  • Terapia con corticosteroidi: il trattamento di base coinvolge la somministrazione di corticosteroidi, questi farmaci vengono assunti quotidianamente e replicano la funzione del cortisolo nell’organismo, aiutando a gestire i sintomi e a mantenere l’equilibrio ormonale.
  • Terapia con aldosterone:se si presenta una carenza di aldosterone, può essere necessario integrare anche questo ormone che aiuta a mantenere l’equilibrio di sodio e potassio nel corpo.
  • Gestione dello stress: i pazienti con Morbo di Addison devono essere consapevoli della necessità di regolare le dosi di corticosteroidi in situazioni di stress, come malattie acute, interventi chirurgici o situazioni emotive intense. In queste circostanze, potrebbe essere necessario aumentare temporaneamente le dosi di corticosteroidi per evitare un’insufficienza acuta.
  • Monitoraggio medico costante: i pazienti con Morbo di Addison richiedono monitoraggio medico regolare per valutare la funzione surrenalica, regolare le dosi dei farmaci in base alle esigenze individuali e rilevare tempestivamente eventuali complicazioni.
  • Stile di vita salutare: infine adottare uno stile di vita sano è essenziale per gestire la condizione. Ciò include una dieta equilibrata, attività fisica regolare, il controllo della pressione sanguigna e il mantenimento di un peso corporeo adeguato.

Dobbiamo ricordare che è fondamentale che il trattamento sia personalizzato in base alle esigenze specifiche di ciascun paziente con una collaborazione continua con un medico esperto. I pazienti dovrebbero essere educati sulla loro condizione e sottoposti a un monitoraggio regolare per garantire una qualità di vita ottimale.

La ricerca di nuovi trattamenti mirati e strategie per gestire al meglio la malattia è in continuo sviluppo ma nel frattempo, è essenziale fornire un sostegno completo ai pazienti attraverso l’educazione sulla malattia, la consulenza psicologica e il coinvolgimento in gruppi di supporto.  Questo perché il Morbo di Addison, sebbene raro, presenta sfide significative per coloro che ne sono affetti, ma con l’avanzamento della ricerca e il sostegno continuo ai pazienti, è possibile migliorare la qualità della vita per coloro che vivono con questa condizione cronica.